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17° serata, 18 mag.
’05 del
Seminario di storia della psicoanalisi
“Freud,
un profeta assassinato? Il Mosè”
Ricostruzione di come S. Freud abbia
maturato il suo testamento in quattro
articolazioni
di Giancarlo Gramaglia
“L’uomo
Mosè e la religione monoteistica” è
un saggio su cui Freud vi lavora almeno
per 5 anni dal 1933 al 1938. A mio
parere è più probabile che fin dal ’27
ci abbia messo mano, o almeno testa,
perché nel ’34 “il lavoro è già quasi
tutto impostato”, come scrive ad Arnold
Zwaig.
Fin
dal 1909 Freud è attratto dal mito
dell’eroe nell’analisi che ne fa Otto
Rank. Nel 1912 il saggio di Karl Abraham
su Amenofi IV ha attirato il suo
interesse sul singolare episodio del
monoteismo presso gli egizi. Con
Totem e tabù pone il quadro
antropologico-religioso generale. Poco
dopo il saggio su il Mosè di
Michelangelo (1913) evidenzia lo
speciale rilievo che il Mosè assume per
lui. L’Avvenire di una illusione
del 1927 conferma una continua presa in
carico del problema della credenza che
dal contenuto essenzialmente di
illusione si muove verso una verità
non materiale, ma storica.
Freud si chiede che cosa contenga di
così calamitante la religione in quanto
oppio dei popoli. Si apre ad
investigazioni di queste esperienze
collettive a partire dal piccolo
dell’uomo, a mosè appunto, che in egizio
vuol dire bambino.
L’uomo Mosè e la religione monoteistica
ha una difficile e sofferta
pubblicazione. I libro è composto di
tre saggi, dei quali i primi due vengono
pubblicati in terra tedesca, mentre il
terzo è pubblicato solo quando giunge a
Londra. Freud stesso spiega le ragioni
nelle due avvertenze che scrive nel 1938
una a Vienna ed una a Londra in
giugno. I primi due saggi li aveva
già pubblicati nel 1937 su
Imago.
Di
fronte alla barbarie dei sistemi
dittatoriali che i vari governi
incarnano, siamo nel ’37-‘38 Freud vede
nella Chiesa cattolica l’unica difesa:
“quella che fino ad oggi è risultata la
principale nemica della libertà di
pensiero e del progresso verso la
conoscenza della verità!”- parole di
Freud,
Dove Freud fonda il suo pensiero per
sostenere tutta l’impalcatura-congettura
dal lavoro?
1)Fondatezza della sua clinica: sul
rimosso
I traumi sono
quelle impressioni dapprima vissute e
successivamente dimenticate, alle quali
attribuiamo una grande importanza per
l’eziologia (le cause) delle nevrosi.
Il trauma acquista reazioni patologiche
in una certa costituzione, mentre in
un’altra non ha alcun effetto. E’ come
dire che la stessa esperienza di un
fatto accaduto su due persone ha effetti
diversi. Tutti i traumi delle nevrosi
appartengono all’infanzia, e le
esperienze a cui appartengono sono di
regola totalmente dimenticate, non sono
accessibili al ricordo, ed al più
esistono dei ricordi di copertura. I
traumi subiti da adulti hanno
conseguenze psicopatologiche se, e solo
se, sono in connessione con traumi
infantili. Questi traumi infantili
sono al più di natura sessual-aggressiva,
ed o anche offese remote che l’Io ha
subito. Occorre tener presente che il
piccolo per la maggior parte non riesce
a distinguere tra azioni sessuali ed
aggressive. I traumi sono o esperienze
sul proprio corpo o percezioni
sensoriali, soprattutto visive ed
uditive, ma sono sempre effetti di
mescolanza tra realtà ed immaginazione.
Gli effetti dei traumi
sono di due tipi: positivi o negativi.
I primi sono sforzi per
mettere in vigore il trauma, per
riviverlo e farlo diventare reale, di
viverne di nuovo una ripetizione. Questi
vengono catalogati come fissazione
al trauma e coazione a ripetere.
Così un uomo che ha trascorso l’infanzia
attaccato in modo eccessivo -e oggi
dimenticato- alla madre, può cercare e
rimanere fedele per tutta la vita ad una
donna alla quale poter rendersi
dipendente.
Gli effetti dei traumi
negativi sono sforzi invece per
mantenere dimenticato il trauma, che
nulla venga ricordato e ripetuto. Sono
reazioni di difesa che possono
accrescersi fino a diventare
inibizioni e fobie.
Queste reazioni negative
concorrono più di ogni altra cosa alla
determinazione del carattere.
Fondamentalmente sono fissazioni al
trauma, proprio come il loro opposto,
solo che sono fissazioni con intento di
contrastare.
I
sintomi delle nevrosi in senso stretto
sono formazioni di compromesso, in cui
partecipano tutti e due le tendenze
derivanti dai traumi. Per via di questo
contrasto tra le reazioni si producono
conflitti che non possono giungere a
soddisfacimento.
Tutti questi fenomeni:
tanto i sintomi come le restrizioni
dell’Io e le alterazioni stabili del
carattere possono avere una grande
indipendenza nell’organizzazione degli
altri processi psichici, che essendo
adattati alle esigenze del mondo esterno
obbediscono alle leggi del pensiero
logico. Questi fenomeni effetti dei
traumi non sono influenzabili dalla
realtà esterna, e si comportano nel
soggetto come uno Stato nello Stato,
un partito inaccessibile, sottraendogli
enormi energie.
Ecco la formula in cinque
fasi che Freud enuncia per lo sviluppo
della nevrosi: trauma del bambino
piccolo di natura sessual-aggressiva –
difesa – latenza - scoppio della
malattia nevrotica - ritorno del
rimosso.
Quando si dice “è la
copia fedele del padre, dopo che per
tanti anni l’ha avversato”: ecco il
ritorno del rimosso, che è l’inconscio
malato al lavoro all’insaputa del
soggetto. Ciò che non si vuole
ammettere, lo stato nello stato: una
condizione di fissazione che blocca il
moto pulsionale di soddisfacimento.
Il
ritorno del rimosso è l’effetto della
rinuncia pulsionale
C’è una infinità di materiale tratto
dalla esplorazione analitica. Ciò che i
bambini di due anni hanno vissuto e non
compreso possono non ricordarlo mai più
se non in sogno. Solo con il trattamento
psicoanalitico può venir in evidenza e/o
supposto e ricostruito questo materiale;
oppure in qualche momento successivo
irromperà nella loro vita con impulsi
coatti, dirigerà le loro azioni,
determinerà le loro simpatie e
antipatie, cagionerà abbastanza spesso
la loro scelta amorosa alla quale molto
sovente è impossibile dare un fondamento
razionale.
Una ragazza è giunta a contrapporsi
nettamente alla madre, ha coltivato
tutte le qualità che non trova nella
madre ed ha evitato tutto ciò che la
ricorda. Da bimba piccola aveva cercato
di identificarsi con la madre e ci
sarebbero un gran numero di particolari
a riprova di ciò. Ora si è sposata, è
lontana, diventata moglie e madre non
dobbiamo stupirci di vederla diventare
sempre più simile alla madre osteggiata.
Ad
un giovane toccò di crescere i primi
anni accanto ad un padre che non valeva
nulla. Divenne in un primo tempo un uomo
capace e meritevole di fiducia e
rispetto. Nel pieno della sua vita il
suo carattere cambiò radicalmente e da
allora si comportò come se avesse preso
a modello proprio suo padre.
Tutti questi eventi della vita infantile
appartengono ad esperienze che
classifichiamo come inconscie.
I
meccanismi che conducono alla formazione
delle nevrosi risalgono ai tempi
dell’infanzia, ma ora vediamo meglio
ancora una volta il procedimento
dell’evento, del che cosa succede.
Cosa vuol dire che il ritorno del
rimosso è l’effetto della rinuncia
pulsionale?
E’
come rispondere alla domanda: come si
forma un sintomo?
Schematicamente: al
sorgere di una pretesa pulsionale che
esige soddisfacimento l’Io può rifiutare
il soddisfacimento o perché paralizzato
dalla grandezza della pretesa, o perché
riconosce in essa un pericolo. La prima
è l’originaria ed entrambe cooperano per
evitare il pericolo.
L’Io si difende dal
pericolo mediante il processo di
rimozione. Il moto pulsionale viene
inibito e la causa occasionale viene
dimenticata col suo contorno di
percezioni e di rappresentazioni. Con
ciò il processo non è concluso, la
pulsione o ha conservato la sua forza o
la raccoglie nuovamente, o è risvegliata
da una nuova occasione. La pulsione
rinnova la sua richiesta all’Io, e
siccome la strada al soddisfacimento
normale rimane sbarrata da ciò che
potremo chiamare la cicatrice della
rimozione, si apre da un’altra parte, in
un punto debole, ciò che potremo
chiamare soddisfacimento sostitutivo,
che ora viene in luce come sintomo,
senza il consenso dell’Io, ma anche
senza che l’Io lo capisca.
Tutti i fenomeni della
formazione dei sintomi possono a buon
diritto essere descritti come
ritorno del rimosso
Il
carattere distintivo dei sintomi è però
l’ampia deformazione a cui il materiale
che ritorna è andato incontro rispetto a
quello originale.
2) Conoscenza e frequentazione accurata
delle questioni archeologiche ed
ebraiche. Passione ed immersione negli
ambienti culturali
La premessa storica.
Il
faraone Amenofi IV della diciottesima
dinastia (siamo attorno al 1400 a.C.)
assume il nome di Ekhnaton ed impone nel
suo impero la religione del dio Atòn a
unico dio universale dello stato a
partire dall’influsso dei sacerdoti del
dio sole On. Con inaudita inflessibilità
resiste ad ogni tentazione del pensiero
magico, e respinge l’illusione della
vita dopo la morte. Anticipando una
nozione scientifica riconosce
nell’energia solare la fonte di ogni
vita sulla terra e venera in Maat la
verità e la giustizia.
E’
il primo caso di religione monoteista
nella storia dell’umanità.
Amenofi cambiò il suo
nome in Ekenaton o Akenaton (colui che è
caro ad Aton). Sposò una principessa
mesopotamica, la famosa Nefertiti. Fissò
la capitale a Tel-el-Amarna. Anche in
arte si ebbe un nuovo auge, chiamato
attualmente il rinascimento di
Tel-el-Amarna. Ma l'Impero stava cedendo
di fronte ad altre invasioni degli
ittiti, amoniti ed ebrei.
Ben
presto la vendetta del clero sconfitto,
i seguaci di Ammone, non si fece
attendere: Tell el-Amarna la capitale
del faraone fu saccheggiata e distrutta,
e la religione di Atòn fu abolita.
Intorno al 1350 a.C. la 18° dinastia si
estinse.
Dopo
un periodo di anarchia si ristabilì un
nuovo ordine nell’impero attorno al
1315, e la riforma di Ekhnaton sembrò un
episodio destinato all’oblio.
Fin
qui ciò che è storicamente accertato, su
cui s’inserisce la continuazione
ipotetica di Freud. Un romanzo storico,
ipotetico, verosimile.
Forse Tutmosi era il nome di un
giovane convinto ed energico partigiano
della religione di Atòn. Forse come
governatore di una provincia di
frontiera era venuto in contatto con una
tribù semitica. Forse accarezzò l’idea
di realizzare con loro parte degli
aspetti che aveva perduto. Forse per
amore si ritrovò a capo di un gruppo ed
a condurre i suoi seguaci fuori
dall’Egitto: dette loro leggi, li
consacrò nel segno della circoncisione,
e trasmise le dottrine di quella
religione di Atòn che gli Egizi avevano
appena respinto, forse irrigidendone
perfino alcuni aspetti.
Come
data dell’esodo dall’Egitto è
l’intervallo dopo il 1350, fino a che
non fu compiuta l’occupazione della
terra di Canaan.
A
parte pochi e limitati riferimenti alle
campagne di Canaan nelle registrazioni
egizie, i soli testi storici che abbiamo
a disposizione sono le Lettere dell’Amarna
risalenti alla metà del XIV secolo a.C.
(Moran 1992). Secondo la cronologia
biblica, questo sarebbe stato il primo
Periodo dei Giudici, dopo che la
conquista aveva già avuto luogo.
http://www.informiamo.com/archeonews/conquista.htm
La
Stele di Merenptah è conosciuta da oltre
100 anni. Fu scoperta nella tomba del
Faraone Merenptah, figlio di Ramesse II
(il Grande) a Tebe, da Flinders Petrie
nel 1896. Una sezione ma altamente
significativa della stele, registra una
campagna in terra di Canaan da parte di
Merenptah attorno al 1210 a.C. Uno dei
risultati della campagna, secondo la
stele, fu che:
“Israele è disperso ma non lo è il suo
seme”; (Hoffmeier 1997).
http://www.oism.info/spychiatry/1993_01.htm#nota6
:Freud,
la Psicanalisi, la Càbala ed il B’naï B’rith.
Rifacendosi alla tesi
erronea di Ernst Sellin, autorità in
archeologia biblica, che ammetterà in
seguito il suo errore, Freud afferma che
i discepoli di Mosè si ribellarono e lo
uccisero.
Principi etici come la giustizia e la
benevolenza di un dio unico e
universale, il perdono dei peccati,
premi e castighi dopo la morte,
uguaglianza tra gli uomini, e la
proibizione di non uccidere, non rubare,
non commettere adulterio riappariranno
solo dopo 600 anni, coi profeti ebrei.
Storicamente l'antisemitismo, nella
forma in cui si è espresso e si esprime,
è il prodotto dell'ostilità religiosa
(antigiudaismo) alimentata dai cristiani
contro gli ebrei che sono stati accusati
di essere tutti insieme, come popolo, i
responsabili dell'uccisione di Gesù,
ovvero del deicidio. Di qui: Shoa e
Olocausto.
http://www.gndesign.it/shoahnet/
3) Totem e tabù, ovvero
storie romanzate che ritornano
Le epoche di latenza e le
tradizioni.
Trasformazione ed assimilazione dalla
tradizione mosaica (dio unico, rifiuto
del magico, esigenza etica di giustizia
e verità) che all’inizio non trovarono
seguito ebbero il sopravvento e
costituirono, riprendendolo, il più
antico culto di Yahweh. Il singolare
procedere degli eventi, la spinta della
tradizione e la dimenticanza.
Il
cammino del sapere e della verità.
Molti fenomeni sia collettivi che della
vita dell’individuo si trovano nei campi
più disparati.
Esaminiamo lo sviluppo e la diffusione
di nuove disciplina scientifica: la
dottrina evoluzionistica di Darwin, o
prima la dottrina copernicana. Dapprima
incontra un accanito rifiuto, per
decenni è violentemente avversata, ma
poi sono sufficienti una o più
generazioni per accorgersi di un grande
progresso verso la verità.
Anche nella vita del singolo succede lo
stesso: quando si viene a sapere
qualcosa di nuovo, che contraddice un
desiderio o offende alcune convinzioni:
“la mia mamma non poteva provare tutto
questo piacere nel coito con papà!”. Ci
vuole tempo perché il lavoro
intellettuale dell’Io superi le
obiezioni che sono sostenute da forti
investimenti affettivi.
Epoche lontanissime esercitano sulla
fantasia degli uomini una grande
attrazione. E’ probabile che funzionino
un po’ come l’incanto della nostra
infanzia, sperando nell’avvento dell’età
dell’oro: l’Arcadia.
Quando del passato è rimasto niente
altro che il ricordo confuso e
incompiuto che chiamiamo tradizione, il
poeta si sbizzarrisce, l’artista è
libero di riempire i vuoti del ricordo
con la sua fantasia e forma a piacer suo
il quadro che vuole riprodurre. Qualcuno
si è stupito perché l’epica si sia
estinta, cioè non sia resistita ai tempi
storici. E’ del tutto evidente che i
cantastorie non hanno bisogno di fatti
storici dettagliati e precisi, ma solo
di alcuni spunti.
Qui, in questo lavoro del
Mosè e della storia delle religioni
occorre introdurre il concetto di
inconscio, per analogia, nella vita
collettiva di un popolo.
A partire dall’analogia
tra i primi anni della vita infantile &
il processo di ominazione fino alla
specie homo.
Poi il fatto singolare
-moltp più avanti nel tempo- del
procedere degli eventi dalla storia
della religione ebraica, dove ci sono
montagne di dimenticanze e di ricordi
incompiuti, fa analogia con un campo
apparentemente lontano, ma di stretta
somiglianza, che è quello della
psicopatologia umana, dove incontriamo
di nuovo il fenomeno della latenza.
4)Fusione delle sue
conoscenze per raggiungerne una nuova
L’applicazione
dell’ontogenesi che ricapitola la
filogenesi
Un
altro passo, ossia supporre che nella
vita del genere umano sia accaduto
qualcosa di simile a ciò che accade
nell’individuo.
Quindi anche qui, nella storia dell’ominazione,
si sono verificati eventi di natura
sessual-aggressiva, eventi che hanno
lasciato conseguenze che più tardi dopo
una lunga latenza hanno creato fenomeni
simili per intento e struttura ai
sintomi nevrotici.
Questi eventi simili ai sintomi del
nevrotico sono i fenomeni religiosi.
Queste affermazioni Freud le aveva già
sviluppate un quarto di secolo prima in
Totem e Tabù (1912-13) in cui
sosteneva che in tempi primitivi l’uomo
viveva in piccole orde ciascuna dominata
da un maschio robusto. Non è possibile
indicare un’epoca, sfugge il
collegamento con ère geologiche a noi
note, è possibile che quell’essere umano
non fosse molto sviluppato nell’uso
della parola. E questa storia si è
ripetuta per millenni. Parte
essenziale di questa costruzione è
l’ipotesi che le vicende descritte
riguardassero tutti i primi uomini, e
quindi tutti i nostri avi. Il fatto che
la storia sia narrata in modo conciso
non deve trarre in inganno: il fatto non
è accaduto una sola volta, ma
innumerevoli volte per millenni.
Il
maschio robusto era signore e padrone di
tutta l’orda, e il potere che esercitava
con violenza aveva i limiti nella sua
forza e nei suoi casuali rapporti di
alleanza. Tutte le femmine dell’orda
erano di sua proprietà, sia donne che
figlie, sia forse quelle rapite ad altre
orde. Il destino dei figli era crudele:
quando essi suscitavano la gelosia
del padre venivano trucidati o evirati o
espulsi. Trovavano scampo riunendosi
dapprima in altre piccole comunità,
procurandosi le donne mediante il ratto
e, talvolta potevano raggiungere una
posizione simile a quella del padre
dell’orda originaria.
I
figli più piccoli si trovavano in una
situazione particolare: protetti
dall’amore materno traevano vantaggio
dall’età avanzata del padre e potevano
prendere il suo posto dopo la sua
scomparsa.
Echi
dell’espulsione di figli maggiori e
della preferenza accordata ai più
piccoli pare di avvertirli nelle
leggende e nelle favole.
Il
conseguente decisivo passo verso la
modificazione di questo primo assetto
organizzativo fu presumibilmente
compiuto allorché i fratelli scacciati e
viventi in altri gruppi unirono le loro
forze per sopraffare il padre e secondo
il costume di quei tempi lo divorarono
crudo.
Si
potrebbe notare che Freud non prende in
considerazione che un figlio faccia
proprio il principio di governo e di
eredità del padre, cioè che non accolga
l’identificazione solo attraverso
l’introiezione di lui, ma se ne vada da
solo a fondare un’altra orda avendo
introiettato il principio paterno. Ma
ciò qui adesso ha poca importanza!
E’
da supporre che dopo il parricidio
seguisse un lungo periodo in cui i
fratelli si disputassero l’eredità
paterna, che ciascuno voleva ottenere
per sé solo. Persuasisi dei pericoli e
dell’infruttuosità di queste lotte, il
ricordo dell’atto liberatorio compiuto
in comune e dei legami emotivi reciproci
vissuti nella cacciata finirono per
condurre ad un’unione fra loro ad una
sorta di contratto sociale.
Nacque così la prima forma di
organizzazione sociale, con la prima
rinuncia pulsionale, il
riconoscimento di obbligazioni
reciproche, la fondazione di determinate
istituzioni dichiarate inviolabili
(sacre), dunque gli inizi della morale e
del diritto.
Il
singolo rinunciò all’ideale di acquisire
la posizione del padre, ed iniziò ad
elaborare una propria idea di padre,
rinunciò al possesso della madre e delle
sorelle. Di qui il tabù dell’incesto e
l’imposizione dell’esogamia.
Per ‘esogamia’ intendiamo l’unione di
individui appartenenti all’esterno della
cerchia matrimoniale, l’‘endogamia’ è al
contrario l’unione all’interno della
cerchia matrimoniale. La cerchia
matrimoniale è il numero medio di
persone con cui un individuo può unirsi.
Quando una persona è obbligata a
sposarsi per ragioni geografiche
(abitanti di un’isola, di una vallata
isolata ecc.) o culturali (individui
appartenenti a una casta, una setta
ecc.) all’interno del proprio gruppo
siamo di fronte a unioni di tipo
endogamico, mentre se ci si sposa
all’esterno si ha esogamia.
Una buona parte del potere assoluto reso
disponibile dalla soppressione del padre
passò alle donne, e venne il tempo del
matriarcato. In questo periodo di
“alleanza fraterna” la memoria del padre
sopravvisse.
Si
trovò come sostituto un animale robusto,
che all’inizio era sempre anche temuto.
Nel rapporto con l’animale totemico fu
mantenuta interamente la dicotomia
originaria della relazione emotiva con
il padre (ambivalenza). Da un lato il
totem era il progenitore ed il genio
tutelare del clan e doveva essere
venerato e protetto; dall’altro fu
istituita una festa solenne (la messa
cristiana è uno dei tanti esempi, nel
suo aspetto di tenerezza per esprime
venerazione) in cui gli era riservato il
destino toccato al padre primigenio (ab-battuto).
Esso veniva ucciso e consumato da tutti
i membri della tribù riunitisi insieme
(pasto totemico).
Nel totemismo vi è la prima forma di
apparizione religiosa, come corpo
fuori di sé (Quesito), fuori dal
corpo del padre.
Il
passo successivo al totemismo è la
venerazione, e qui si colloca
l’esperienza della messa cristiana.
Al posto degli animali subentrano dei
umani, della cui derivazione dal totem
non si fa mistero. Il dio è raffigurato
in forma di animale, o con la faccia
d’animale, o il dio è accompagnato da un
animale, oppure la leggenda vuole che
sia il dio ad uccidere proprio questo
animale, che a ben vedere era solo lo
stadio preliminare di lui stesso. Poi
fanno la loro comparsa grandi divinità
materne. Le divinità maschili dei nuovi
padri dapprima apparvero come figli
accanto alle grandi madri, e solo dopo
apparvero nettamente i tratti delle
figure paterne.
Ammonisce Freud: ”chi volesse vedere
nella nostra ricostruzione dalla storia
delle prime età una pura fantasia
sottovaluterebbe la ricchezza e il
materiale incluso nella storia stessa.
Varie porzioni di storia sono attestanti
come il totemismo e le alleanze
maschili, e altre sono conservate in
ripetizioni simboliche di tutte le
culture; un esempio per tutte il pasto
cristiano o quando i profeti, gli
evangelisti, e gli apostoli sono sempre
accompagnati dai loro animali; le
leggende e le favole dei popoli” Da un
lato.
Dall’altro lo studio della vita del
bambino ci offre l’altro importante
appoggio per comprendere la verità.
Nell’idea delirante si trova nascosta
una parte di verità dimenticata.
Dobbiamo concedere un simile contenuto
di verità, che chiameremo verità
storica, anche
ai dogmi delle religioni,
i quali portano con sé il carattere dei
sintomi psicotici, ma al contempo, in
quanto fenomeni di massa sfuggono alla
maledizione dell’isolamento.
F.“Nessun altro brano della storia
religiosa ci è diventato così chiaro
come l’inizio del monoteismo nel
giudaismo e la sua continuazione nel
cristianesimo.”
Consideriamo provvisoriamente valida
l’ipotesi secondo cui l’impero mondiale
dei faraoni fu la causa dell’emergere
del monoteismo: vediamo allora che
questa idea, lasciato il suo terreno e
trasferitasi ad un altro popolo, è fatta
propria da quest’ultimo dopo un lungo
periodo di latenza, ed è custodita come
un tesoro prezioso, e a sua volta
mantiene il popolo vivo dandogli
l’orgoglio di essere l’eletto.
Alla religione dei padri si lega la
speranza della ricompensa, della
distinzione e del dominio mondiale.
Quest’ultima fantasia di desiderio, da
molto tempo abbandonata dal popolo
ebraico, sopravvive ancor oggi tra i
suoi nemici, che credono nella
cospirazione de I saggi di Sion
http://www.the1phoenix.net/x-files/sion.htm
La
reintegrazione del padre primigenio nei
suoi diritti-venerazioni storiche fu un
grande e lento progresso dell’umanità
che non poteva essere fatto tutto e
subito. Per giungere alla trasformazione
ed assimilazione dalla tradizione
mosaica, cioè al dio unico, rifiuto del
magico, esigenza etica di giustizia e
verità, questioni che all’inizio non
trovarono seguito e che ebbero poi il
sopravvento e costituirono,
riprendendolo, il più antico culto di
Yahweh. Questo singolare procedere
degli eventi è il frutto del lavoro del
ritorno del rimosso originario: la
spinta della tradizione e della
venerazione dall’aver ucciso il padre
alla dimenticanza, dove l’originario
rimosso resta l’aver ucciso il padre.
Altri pezzi della
tragedia storica premevano per essere
riconosciuti.
Non è facile discernere cosa mise in
moto questo processo. Un crescente senso
di colpa s’impadronì del popolo di
allora precorrendo e spinto dal ritorno
del rimosso. Da ultimo un uomo detto
Gesù, venuto da questo popolo ebraico,
prendendo a giustificare un agitatore
politico-religioso, fornì l’occasione
che provocò il distacco di una nuova
religione dall’ebraismo.
Paolo, un ebreo romano di Tarso recuperò
questo senso di colpa riconducendolo
correttamente alla sua prima fonte
storica.. Chiamò questa il “peccato
originale”: si trattava di un delitto
contro dio, che solo con la morte poteva
essere espiato. Era con il peccato
originale- dice Paolo, che non ha
conosciuto Gesù,- che la morte viene nel
mondo. In effetti questo delitto
meritevole di morte era stata
l’uccisione del padre primigenio,
successivamente deificato. Non si
ricordava l’assassinio, si fantasticava
piuttosto la sua espiazione, e perciò
questo fantasma poteva essere salutato
come messaggio di redenzione (vangelo).
Un
figlio di dio si era fatto uccidere
innocente e così facendo aveva preso su
di sé la colpa di tutti. Doveva
trattarsi di un figlio essendo stata
compiuta l’uccisione di un padre.
Verosimilmente tradizioni orientali e
misteri greci avevano concorso a dare
compiutezza al fantasma di redenzione.
Essenziale il contributo di Paolo!
Il
fatto che il redentore Cristo si fosse
sacrificato senza colpa era una
deformazione palesemente tendenziosa,
che offriva difficoltà all’intelligenza
logica: come
può infatti chi è innocente
dell’assassinio prendersi su di sé la
colpa degli assassini consentendo di
essere ucciso?
Il redentore non poteva
che essere il primo colpevole, il
caporione della banda dei fratelli.
Ricordiamoci l’ipotesi di come ciò
avvenne nelle decine dei secoli
precedenti e che il ripetersi
dell’uccisione del padre durò millenni.
Quando la storia giunge a Mosé la
questione è da porsi allo stesso modo.
Un figlio redentore aveva ucciso
salvando i fratelli.
A giudizio di Freud
occorre lasciare indecisa la questione
se ci fu o meno questo ribelle
principale e caporione. E’
possibilissimo, ma bisogna considerare
che ciascuno della banda dei fratelli
aveva certamente il desiderio di
commettere lui solo il misfatto, creando
così a sé stesso una posizione
eccezionale e un compenso per
l’identificazione paterna. Pertanto se
non vi fu un tal condottiero di nome
Gesù, Cristo è l’erede di una fantasia
di desiderio rimasta inappagata; se vi
fu, Cristo né il successore e la
reincarnazione.
Comunque sia: fantasia, o ritorno di una
realtà dimenticata, si ritrova
all’origine del mito la rappresentazione
dell’eroe che si ribella sempre al padre
e in qualche forma lo uccide.
L’ambivalenza che domina il rapporto con
il padre- che ciascuno in analisi né
coglie l’eco, si mostra chiaramente nel
risultato finale dell’innovazione
religiosa cristiana. Volta
apparentemente alla riconciliazione con
Dio Padre, finisce col detronizzarlo e
sopprimerlo. Il giudaismo era stato la
religione del Padre, il cristianesimo
diventa la religione del Figlio.
L’antico Padre divino si ritirò dietro
Cristo, ed al suo posto venne Cristo, il
Figlio, proprio come ogni figlio aveva
sperato in età remota.
Il
successo del cristianesimo ed in
particolare della predicazione di Paolo
si fondano sul fatto che attraverso
l’idea della redenzione scongiurano e
tolgono il senso di colpa dell’umanità.
Un’altra cosa fu determinante nella
predicazione di Paolo: rinunciò a
credere che il suo popolo fosse eletto e
dovesse recarne il segno visibile nella
circoncisione, così la nuova religione
poté diventare universale, e riprendere
l’antico carattere di universalità che
attraversava sia la religione di Atòn,
che il parricidio originario.
Per alcuni aspetti la nuova religione
significò un regresso di civiltà
rispetto a quella più antica ebraica,
come sempre succede con l’irruzione di
nuove masse umane. La religione
cristiana non era più all’altezza
spirituale del giudaismo monoteista:
assunse dai popoli circostanti numerosi
riti simbolici, -il dio Mitra ha
addirittura conteso a Cristo il posto
nei primi secoli-, ripristinò la grande
divinità materna, e dovette trovare lo
spazio per inserire in posizione
subordinata molte figure divine del
politeismo appena dissimulate un poco-
in questo territorio alpino i miti e le
figure Celtiche la facevano da padroni,
e si ritrovano ancora oggi. Soprattutto
non poté escludere come invece fece la
religione di Atòn e la mosaica la
penetrazione di elementi superstiziosi,
magici e mistici.
Il
trionfo del cristianesimo fu una nuova
vittoria dei sacerdoti di Ammone.
Invece per quanto
riguarda il punto di vista dello
sviluppo della storia delle religioni,
cioè tutta la spinta che giunge alla
storia dal ritorno del rimosso, il
cristianesimo costituisce un progresso e
dunque un avanzamento di civiltà, perché
le griglie del rimosso si distendono e
si affievoliscono, cioè di questo
fenomeno che opprime l’umanità se né
parla sempre più in termini ragionati e
di co-scienza.
Da allora, la religione
ebraica -per certi versi- è come un
fossile
Oggi c’è un
testamento di co-scienza, e non più dal
rimosso dell’ incoscienza che parla di
ciò: l’uomo Mosè e la religione
monoteista, buona lettura!
G.G.
|
1)Fondatezza della sua clinica: sul rimosso
I traumi sono
quelle impressioni dapprima vissute e
successivamente dimenticate, alle quali
attribuiamo una grande importanza per
l’eziologia (le cause) delle nevrosi. Il trauma
acquista reazioni patologiche in una certa
costituzione, mentre in un’altra non ha alcun
effetto. E’ come dire che la stessa esperienza
di un fatto accaduto su due persone ha effetti
diversi. Tutti i traumi delle nevrosi
appartengono all’infanzia, e le esperienze a
cui appartengono sono di regola totalmente
dimenticate, non sono accessibili al ricordo,
ed al più esistono dei ricordi di copertura.
I traumi subiti da adulti hanno conseguenze
psicopatologiche se, e solo se, sono in
connessione con traumi infantili. Questi
traumi infantili sono al più di natura
sessual-aggressiva, ed o anche offese remote che
l’Io ha subito. Occorre tener presente che il
piccolo per la maggior parte non riesce a
distinguere tra azioni sessuali ed aggressive. I
traumi sono o esperienze sul proprio corpo o
percezioni sensoriali, soprattutto visive ed
uditive, ma sono sempre effetti di mescolanza
tra realtà ed immaginazione.
Gli effetti dei
traumi sono di due tipi: positivi o negativi.
I primi sono sforzi
per mettere in vigore il trauma, per riviverlo e
farlo diventare reale, di viverne di nuovo una
ripetizione. Questi vengono catalogati come
fissazione al trauma e coazione a
ripetere. Così un uomo che ha trascorso
l’infanzia attaccato in modo eccessivo -e oggi
dimenticato- alla madre, può cercare e rimanere
fedele per tutta la vita ad una donna alla
quale poter rendersi dipendente.
Gli effetti dei
traumi negativi sono sforzi invece per mantenere
dimenticato il trauma, che nulla venga ricordato
e ripetuto. Sono reazioni di difesa che possono
accrescersi fino a diventare inibizioni e
fobie.
Queste reazioni
negative concorrono più di ogni altra cosa alla
determinazione del carattere. Fondamentalmente
sono fissazioni al trauma, proprio come il loro
opposto, solo che sono fissazioni con intento di
contrastare.
I sintomi delle nevrosi in senso stretto sono
formazioni di compromesso, in cui partecipano
tutti e due le tendenze derivanti dai traumi.
Per via di questo contrasto tra le reazioni si
producono conflitti che non possono giungere a
soddisfacimento.
Tutti questi
fenomeni: tanto i sintomi come le restrizioni
dell’Io e le alterazioni stabili del carattere
possono avere una grande indipendenza
nell’organizzazione degli altri processi
psichici, che essendo adattati alle esigenze del
mondo esterno obbediscono alle leggi del
pensiero logico. Questi fenomeni effetti dei
traumi non sono influenzabili dalla realtà
esterna, e si comportano nel soggetto come
uno Stato nello Stato, un partito
inaccessibile, sottraendogli enormi energie.
Ecco la formula in
cinque fasi che Freud enuncia per lo sviluppo
della nevrosi: trauma del bambino piccolo di
natura sessual-aggressiva – difesa – latenza -
scoppio della malattia nevrotica - ritorno del
rimosso.
Quando si dice “è la
copia fedele del padre, dopo che per tanti anni
l’ha avversato”: ecco il ritorno del rimosso,
che è l’inconscio malato al lavoro all’insaputa
del soggetto. Ciò che non si vuole ammettere, lo
stato nello stato: una condizione di fissazione
che blocca il moto pulsionale di
soddisfacimento.
Il ritorno del rimosso è l’effetto della
rinuncia pulsionale
C’è una infinità di materiale tratto dalla
esplorazione analitica. Ciò che i bambini di due
anni hanno vissuto e non compreso possono non
ricordarlo mai più se non in sogno. Solo con il
trattamento psicoanalitico può venir in evidenza
e/o supposto e ricostruito questo materiale;
oppure in qualche momento successivo irromperà
nella loro vita con impulsi coatti, dirigerà le
loro azioni, determinerà le loro simpatie e
antipatie, cagionerà abbastanza spesso la loro
scelta amorosa alla quale molto sovente è
impossibile dare un fondamento razionale.
Una ragazza è giunta a contrapporsi nettamente
alla madre, ha coltivato tutte le qualità che
non trova nella madre ed ha evitato tutto ciò
che la ricorda. Da bimba piccola aveva cercato
di identificarsi con la madre e ci sarebbero un
gran numero di particolari a riprova di ciò. Ora
si è sposata, è lontana, diventata moglie e
madre non dobbiamo stupirci di vederla diventare
sempre più simile alla madre osteggiata.
Ad un giovane toccò di crescere i primi anni
accanto ad un padre che non valeva nulla.
Divenne in un primo tempo un uomo capace e
meritevole di fiducia e rispetto. Nel pieno
della sua vita il suo carattere cambiò
radicalmente e da allora si comportò come se
avesse preso a modello proprio suo padre.
Tutti questi eventi della vita infantile
appartengono ad esperienze che classifichiamo
come inconscie.
I meccanismi che conducono alla formazione delle
nevrosi risalgono ai tempi dell’infanzia, ma ora
vediamo meglio ancora una volta il procedimento
dell’evento, del che cosa succede.
Cosa vuol dire che il ritorno del rimosso è
l’effetto della rinuncia pulsionale?
E’ come rispondere alla domanda: come si forma
un sintomo?
Schematicamente: al sorgere di una pretesa
pulsionale che esige soddisfacimento l’Io può
rifiutare il soddisfacimento o perché
paralizzato dalla grandezza della pretesa, o
perché riconosce in essa un pericolo. La prima è
l’originaria ed entrambe cooperano per evitare
il pericolo.
L’Io si difende dal pericolo mediante il
processo di rimozione. Il moto pulsionale viene
inibito e la causa occasionale viene dimenticata
col suo contorno di percezioni e di
rappresentazioni. Con ciò il processo non è
concluso, la pulsione o ha conservato la sua
forza o la raccoglie nuovamente, o è risvegliata
da una nuova occasione. La pulsione rinnova la
sua richiesta all’Io, e siccome la strada al
soddisfacimento normale rimane sbarrata da ciò
che potremo chiamare la cicatrice della
rimozione, si apre da un’altra parte, in un
punto debole, ciò che potremo chiamare
soddisfacimento sostitutivo, che ora viene in
luce come sintomo, senza il consenso dell’Io, ma
anche senza che l’Io lo capisca.
Tutti i fenomeni della formazione dei
sintomi possono a buon diritto essere descritti
come ritorno del rimosso
Il carattere distintivo dei sintomi è però
l’ampia deformazione a cui il materiale che
ritorna è andato incontro rispetto a quello
originale.
2) Conoscenza e frequentazione accurata delle
questioni archeologiche ed ebraiche. Passione ed
immersione negli ambienti culturali
La premessa storica.
Il faraone Amenofi IV della diciottesima
dinastia (siamo attorno al 1400 a.C.) assume il
nome di Ekhnaton ed impone nel suo impero la
religione del dio Atòn a unico dio universale
dello stato a partire dall’influsso dei
sacerdoti del dio sole On. Con inaudita
inflessibilità resiste ad ogni tentazione del
pensiero magico, e respinge l’illusione della
vita dopo la morte. Anticipando una nozione
scientifica riconosce nell’energia solare la
fonte di ogni vita sulla terra e venera in Maat
la verità e la giustizia.
E’ il primo caso di religione monoteista nella
storia dell’umanità. Amenofi
cambiò il suo nome in Ekenaton o Akenaton (colui
che è caro ad Aton). Sposò una principessa
mesopotamica, la famosa Nefertiti. Fissò la
capitale a Tel-el-Amarna. Anche in arte si ebbe
un nuovo auge, chiamato attualmente il
rinascimento di Tel-el-Amarna. Ma l'Impero stava
cedendo di fronte ad altre invasioni degli
ittiti, amoniti ed ebrei.
Ben presto la vendetta del clero sconfitto, i
seguaci di Ammone, non si fece attendere: Tell
el-Amarna la capitale del faraone fu
saccheggiata e distrutta, e la religione di Atòn
fu abolita.
Intorno al 1350 a.C. la 18° dinastia si estinse.
Dopo un periodo di anarchia si ristabilì un
nuovo ordine nell’impero attorno al 1315, e la
riforma di Ekhnaton sembrò un episodio destinato
all’oblio.
Fin qui ciò che è storicamente accertato, su
cui s’inserisce la continuazione ipotetica di
Freud. Un romanzo storico, ipotetico,
verosimile.
Forse Tutmosi era il nome di un giovane
convinto ed energico partigiano della religione
di Atòn. Forse come governatore di una provincia
di frontiera era venuto in contatto con una
tribù semitica. Forse accarezzò l’idea di
realizzare con loro parte degli aspetti che
aveva perduto. Forse per amore si ritrovò a capo
di un gruppo ed a condurre i suoi seguaci fuori
dall’Egitto: dette loro leggi, li consacrò
nel segno della circoncisione, e trasmise le
dottrine di quella religione di Atòn che gli
Egizi avevano appena respinto, forse
irrigidendone perfino alcuni aspetti.
Come data dell’esodo dall’Egitto è l’intervallo
dopo il 1350, fino a che non fu compiuta
l’occupazione della terra di Canaan.
A parte pochi e limitati riferimenti alle
campagne di Canaan nelle registrazioni egizie, i
soli testi storici che abbiamo a disposizione
sono le Lettere dell’Amarna risalenti alla metà
del XIV secolo a.C. (Moran 1992). Secondo la
cronologia biblica, questo sarebbe stato il
primo Periodo dei Giudici, dopo che la conquista
aveva già avuto luogo.
http://www.informiamo.com/archeonews/conquista.htm
La Stele di Merenptah è conosciuta da oltre 100
anni. Fu scoperta nella tomba del Faraone
Merenptah, figlio di Ramesse II (il Grande) a
Tebe, da Flinders Petrie nel 1896. Una sezione
ma altamente significativa della stele, registra
una campagna in terra di Canaan da parte di
Merenptah attorno al 1210 a.C. Uno dei risultati
della campagna, secondo la stele, fu che:
“Israele è disperso ma non lo è il suo seme”; (Hoffmeier
1997).
http://www.oism.info/spychiatry/1993_01.htm#nota6
:Freud, la
Psicanalisi, la Càbala ed il B’naï B’rith.
Rifacendosi alla tesi
erronea di Ernst Sellin, autorità in archeologia
biblica, che ammetterà in seguito il suo errore,
Freud afferma che i discepoli di Mosè si
ribellarono e lo uccisero.
Principi etici come la giustizia e la
benevolenza di un dio unico e universale, il
perdono dei peccati, premi e castighi dopo la
morte, uguaglianza tra gli uomini, e la
proibizione di non uccidere, non rubare, non
commettere adulterio riappariranno solo dopo 600
anni, coi profeti ebrei.
Storicamente l'antisemitismo, nella forma in cui
si è espresso e si esprime, è il prodotto
dell'ostilità religiosa (antigiudaismo)
alimentata dai cristiani contro gli ebrei che
sono stati accusati di essere tutti insieme,
come popolo, i responsabili dell'uccisione di
Gesù, ovvero del deicidio. Di qui: Shoa e
Olocausto.
http://www.gndesign.it/shoahnet/
3) Totem e tabù,
ovvero storie romanzate che ritornano
Le epoche di latenza e le
tradizioni.
Trasformazione ed assimilazione dalla tradizione
mosaica (dio unico, rifiuto del magico, esigenza
etica di giustizia e verità) che all’inizio non
trovarono seguito ebbero il sopravvento e
costituirono, riprendendolo, il più antico culto
di Yahweh. Il singolare procedere degli eventi,
la spinta della tradizione e la dimenticanza.
Il cammino del sapere e della verità.
Molti fenomeni sia collettivi che della vita
dell’individuo si trovano nei campi più
disparati.
Esaminiamo lo sviluppo e la diffusione di nuove
disciplina scientifica: la dottrina
evoluzionistica di Darwin, o prima la dottrina
copernicana. Dapprima incontra un accanito
rifiuto, per decenni è violentemente avversata,
ma poi sono sufficienti una o più generazioni
per accorgersi di un grande progresso verso la
verità.
Anche nella vita del singolo succede lo stesso:
quando si viene a sapere qualcosa di nuovo, che
contraddice un desiderio o offende alcune
convinzioni: “la mia mamma non poteva provare
tutto questo piacere nel coito con papà!”. Ci
vuole tempo perché il lavoro intellettuale
dell’Io superi le obiezioni che sono sostenute
da forti investimenti affettivi.
Epoche lontanissime esercitano sulla fantasia
degli uomini una grande attrazione. E’ probabile
che funzionino un po’ come l’incanto della
nostra infanzia, sperando nell’avvento dell’età
dell’oro: l’Arcadia.
Quando del passato è rimasto niente altro che il
ricordo confuso e incompiuto che chiamiamo
tradizione, il poeta si sbizzarrisce, l’artista
è libero di riempire i vuoti del ricordo con la
sua fantasia e forma a piacer suo il quadro che
vuole riprodurre. Qualcuno si è stupito perché
l’epica si sia estinta, cioè non sia resistita
ai tempi storici. E’ del tutto evidente che i
cantastorie non hanno bisogno di fatti storici
dettagliati e precisi, ma solo di alcuni
spunti.
Qui, in questo lavoro del Mosè e della storia
delle religioni occorre introdurre il concetto
di inconscio, per analogia, nella vita
collettiva di un popolo.
A partire dall’analogia tra i primi anni della
vita infantile & il processo di ominazione fino
alla specie homo.
Poi il fatto
singolare -moltp più avanti nel tempo- del
procedere degli eventi dalla storia della
religione ebraica, dove ci sono montagne di
dimenticanze e di ricordi incompiuti, fa
analogia con un campo apparentemente lontano, ma
di stretta somiglianza, che è quello della
psicopatologia umana, dove incontriamo di nuovo
il fenomeno della latenza.
4)Fusione delle
sue conoscenze per raggiungerne una nuova
L’applicazione dell’ontogenesi che ricapitola la
filogenesi
Un altro passo, ossia supporre che nella vita
del genere umano sia accaduto qualcosa di simile
a ciò che accade nell’individuo.
Quindi anche qui, nella storia dell’ominazione,
si sono verificati eventi di natura
sessual-aggressiva, eventi che hanno lasciato
conseguenze che più tardi dopo una lunga latenza
hanno creato fenomeni simili per intento e
struttura ai sintomi nevrotici.
Questi eventi simili ai sintomi del nevrotico
sono i fenomeni religiosi.
Queste affermazioni Freud le aveva già
sviluppate un quarto di secolo prima in Totem
e Tabù (1912-13) in cui sosteneva che in
tempi primitivi l’uomo viveva in piccole orde
ciascuna dominata da un maschio robusto. Non è
possibile indicare un’epoca, sfugge il
collegamento con ère geologiche a noi note, è
possibile che quell’essere umano non fosse molto
sviluppato nell’uso della parola. E questa
storia si è ripetuta per millenni. Parte
essenziale di questa costruzione è l’ipotesi che
le vicende descritte riguardassero tutti i primi
uomini, e quindi tutti i nostri avi. Il fatto
che la storia sia narrata in modo conciso non
deve trarre in inganno: il fatto non è accaduto
una sola volta, ma innumerevoli volte per
millenni.
Il maschio robusto era signore e padrone di
tutta l’orda, e il potere che esercitava con
violenza aveva i limiti nella sua forza e nei
suoi casuali rapporti di alleanza. Tutte le
femmine dell’orda erano di sua proprietà, sia
donne che figlie, sia forse quelle rapite ad
altre orde. Il destino dei figli era crudele:
quando essi suscitavano la gelosia del padre
venivano trucidati o evirati o espulsi.
Trovavano scampo riunendosi dapprima in altre
piccole comunità, procurandosi le donne mediante
il ratto e, talvolta potevano raggiungere una
posizione simile a quella del padre dell’orda
originaria.
I figli più piccoli si trovavano in una
situazione particolare: protetti dall’amore
materno traevano vantaggio dall’età avanzata del
padre e potevano prendere il suo posto dopo la
sua scomparsa.
Echi dell’espulsione di figli maggiori e della
preferenza accordata ai più piccoli pare di
avvertirli nelle leggende e nelle favole.
Il conseguente decisivo passo verso la
modificazione di questo primo assetto
organizzativo fu presumibilmente compiuto
allorché i fratelli scacciati e viventi in altri
gruppi unirono le loro forze per sopraffare il
padre e secondo il costume di quei tempi lo
divorarono crudo.
Si potrebbe notare che Freud non prende in
considerazione che un figlio faccia proprio il
principio di governo e di eredità del padre,
cioè che non accolga l’identificazione solo
attraverso l’introiezione di lui, ma se ne vada
da solo a fondare un’altra orda avendo
introiettato il principio paterno. Ma ciò qui
adesso ha poca importanza!
E’ da supporre che dopo il parricidio seguisse
un lungo periodo in cui i fratelli si
disputassero l’eredità paterna, che ciascuno
voleva ottenere per sé solo. Persuasisi dei
pericoli e dell’infruttuosità di queste lotte,
il ricordo dell’atto liberatorio compiuto in
comune e dei legami emotivi reciproci vissuti
nella cacciata finirono per condurre ad
un’unione fra loro ad una sorta di contratto
sociale.
Nacque così la prima forma di organizzazione
sociale, con la prima rinuncia pulsionale,
il riconoscimento di obbligazioni reciproche, la
fondazione di determinate istituzioni dichiarate
inviolabili (sacre), dunque gli inizi della
morale e del diritto.
Il singolo rinunciò all’ideale di acquisire la
posizione del padre, ed iniziò ad elaborare una
propria idea di padre, rinunciò al possesso
della madre e delle sorelle. Di qui il tabù
dell’incesto e l’imposizione dell’esogamia.
Per ‘esogamia’ intendiamo l’unione di individui
appartenenti all’esterno della cerchia
matrimoniale, l’‘endogamia’ è al contrario
l’unione all’interno della cerchia matrimoniale.
La cerchia matrimoniale è il numero medio di
persone con cui un individuo può unirsi. Quando
una persona è obbligata a sposarsi per ragioni
geografiche (abitanti di un’isola, di una
vallata isolata ecc.) o culturali (individui
appartenenti a una casta, una setta ecc.)
all’interno del proprio gruppo siamo di fronte a
unioni di tipo endogamico, mentre se ci si sposa
all’esterno si ha esogamia.
Una buona parte del potere assoluto reso
disponibile dalla soppressione del padre passò
alle donne, e venne il tempo del matriarcato. In
questo periodo di “alleanza fraterna” la memoria
del padre sopravvisse.
Si trovò come sostituto un animale robusto, che
all’inizio era sempre anche temuto.
Nel rapporto con l’animale totemico fu mantenuta
interamente la dicotomia originaria della
relazione emotiva con il padre (ambivalenza). Da
un lato il totem era il progenitore ed il genio
tutelare del clan e doveva essere venerato e
protetto; dall’altro fu istituita una festa
solenne (la messa cristiana è uno dei tanti
esempi, nel suo aspetto di tenerezza per esprime
venerazione) in cui gli era riservato il destino
toccato al padre primigenio (ab-battuto).
Esso veniva ucciso e consumato da tutti i membri
della tribù riunitisi insieme (pasto totemico).
Nel totemismo vi è la prima forma di apparizione
religiosa, come corpo fuori di sé
(Quesito), fuori dal corpo del padre.
Il passo successivo al totemismo è la
venerazione, e qui si colloca l’esperienza della
messa cristiana. Al posto degli animali
subentrano dei umani, della cui derivazione dal
totem non si fa mistero. Il dio è raffigurato in
forma di animale, o con la faccia d’animale, o
il dio è accompagnato da un animale, oppure la
leggenda vuole che sia il dio ad uccidere
proprio questo animale, che a ben vedere era
solo lo stadio preliminare di lui stesso. Poi
fanno la loro comparsa grandi divinità materne.
Le divinità maschili dei nuovi padri dapprima
apparvero come figli accanto alle grandi madri,
e solo dopo apparvero nettamente i tratti delle
figure paterne.
Ammonisce Freud: ”chi volesse vedere nella
nostra ricostruzione dalla storia delle prime
età una pura fantasia sottovaluterebbe la
ricchezza e il materiale incluso nella storia
stessa. Varie porzioni di storia sono attestanti
come il totemismo e le alleanze maschili, e
altre sono conservate in ripetizioni simboliche
di tutte le culture; un esempio per tutte il
pasto cristiano o quando i profeti, gli
evangelisti, e gli apostoli sono sempre
accompagnati dai loro animali; le leggende e le
favole dei popoli” Da un lato.
Dall’altro lo studio della vita del bambino ci
offre l’altro importante appoggio per
comprendere la verità.
Nell’idea delirante si trova nascosta una parte
di verità dimenticata. Dobbiamo concedere un
simile contenuto di verità, che chiameremo
verità storica, anche ai dogmi
delle religioni, i quali portano con sé il
carattere dei sintomi psicotici, ma al contempo,
in quanto fenomeni di massa sfuggono alla
maledizione dell’isolamento.
F.“Nessun altro brano della storia religiosa
ci è diventato così chiaro come l’inizio del
monoteismo nel giudaismo e la sua continuazione
nel cristianesimo.”
Consideriamo provvisoriamente valida l’ipotesi
secondo cui l’impero mondiale dei faraoni fu la
causa dell’emergere del monoteismo: vediamo
allora che questa idea, lasciato il suo terreno
e trasferitasi ad un altro popolo, è fatta
propria da quest’ultimo dopo un lungo periodo di
latenza, ed è custodita come un tesoro prezioso,
e a sua volta mantiene il popolo vivo dandogli
l’orgoglio di essere l’eletto.
Alla religione dei padri si lega la speranza
della ricompensa, della distinzione e del
dominio mondiale. Quest’ultima fantasia di
desiderio, da molto tempo abbandonata dal popolo
ebraico, sopravvive ancor oggi tra i suoi
nemici, che credono nella cospirazione de I
saggi di Sion
http://www.the1phoenix.net/x-files/sion.htm
La reintegrazione del padre primigenio nei suoi
diritti-venerazioni storiche fu un grande e
lento progresso dell’umanità che non poteva
essere fatto tutto e subito. Per giungere alla
trasformazione ed assimilazione dalla tradizione
mosaica, cioè al dio unico, rifiuto del magico,
esigenza etica di giustizia e verità, questioni
che all’inizio non trovarono seguito e che
ebbero poi il sopravvento e costituirono,
riprendendolo, il più antico culto di Yahweh.
Questo singolare procedere degli eventi è il
frutto del lavoro del ritorno del rimosso
originario: la spinta della tradizione e della
venerazione dall’aver ucciso il padre alla
dimenticanza, dove l’originario rimosso resta
l’aver ucciso il padre.
Altri pezzi della tragedia storica premevano
per essere riconosciuti.
Non è facile discernere cosa mise in moto questo
processo. Un crescente senso di colpa
s’impadronì del popolo di allora precorrendo e
spinto dal ritorno del rimosso. Da ultimo un
uomo detto Gesù, venuto da questo popolo
ebraico, prendendo a giustificare un agitatore
politico-religioso, fornì l’occasione che
provocò il distacco di una nuova religione
dall’ebraismo.
Paolo, un ebreo romano di Tarso recuperò questo
senso di colpa riconducendolo correttamente alla
sua prima fonte storica.. Chiamò questa il
“peccato originale”: si trattava di un
delitto contro dio, che solo con la morte poteva
essere espiato. Era con il peccato
originale- dice Paolo, che non ha conosciuto
Gesù,- che la morte viene nel mondo. In effetti
questo delitto meritevole di morte era stata
l’uccisione del padre primigenio,
successivamente deificato. Non si ricordava
l’assassinio, si fantasticava piuttosto la sua
espiazione, e perciò questo fantasma poteva
essere salutato come messaggio di redenzione
(vangelo).
Un figlio di dio si era fatto uccidere innocente
e così facendo aveva preso su di sé la colpa di
tutti. Doveva trattarsi di un figlio essendo
stata compiuta l’uccisione di un padre.
Verosimilmente tradizioni orientali e misteri
greci avevano concorso a dare compiutezza al
fantasma di redenzione. Essenziale il contributo
di Paolo!
Il fatto che il redentore Cristo si fosse
sacrificato senza colpa era una deformazione
palesemente tendenziosa, che offriva difficoltà
all’intelligenza logica: come può infatti chi
è innocente dell’assassinio prendersi su di sé
la colpa degli assassini consentendo di essere
ucciso?
Il redentore non poteva che essere il primo
colpevole, il caporione della banda dei
fratelli.
Ricordiamoci l’ipotesi di come ciò avvenne nelle
decine dei secoli precedenti e che il ripetersi
dell’uccisione del padre durò millenni. Quando
la storia giunge a Mosé la questione è da porsi
allo stesso modo. Un figlio redentore aveva
ucciso salvando i fratelli.
A giudizio di Freud occorre lasciare indecisa
la questione se ci fu o meno questo ribelle
principale e caporione. E’ possibilissimo, ma
bisogna considerare che ciascuno della banda dei
fratelli aveva certamente il desiderio di
commettere lui solo il misfatto, creando così a
sé stesso una posizione eccezionale e un
compenso per l’identificazione paterna. Pertanto
se non vi fu un tal condottiero di nome Gesù,
Cristo è l’erede di una fantasia di desiderio
rimasta inappagata; se vi fu, Cristo né il
successore e la reincarnazione.
Comunque sia: fantasia, o ritorno di una realtà
dimenticata, si ritrova all’origine del mito la
rappresentazione dell’eroe che si ribella sempre
al padre e in qualche forma lo uccide.
L’ambivalenza che domina il rapporto con il
padre- che ciascuno in analisi né coglie l’eco,
si mostra chiaramente nel risultato finale
dell’innovazione religiosa cristiana. Volta
apparentemente alla riconciliazione con Dio
Padre, finisce col detronizzarlo e sopprimerlo.
Il giudaismo era stato la religione del Padre,
il cristianesimo diventa la religione del
Figlio. L’antico Padre divino si ritirò dietro
Cristo, ed al suo posto venne Cristo, il Figlio,
proprio come ogni figlio aveva sperato in età
remota.
Il successo del cristianesimo ed in particolare
della predicazione di Paolo si fondano sul fatto
che attraverso l’idea della redenzione
scongiurano e tolgono il senso di colpa
dell’umanità.
Un’altra cosa fu determinante nella predicazione
di Paolo: rinunciò a credere che il suo popolo
fosse eletto e dovesse recarne il segno visibile
nella circoncisione, così la nuova religione
poté diventare universale, e riprendere l’antico
carattere di universalità che attraversava sia
la religione di Atòn, che il parricidio
originario.
Per alcuni aspetti la nuova religione significò
un regresso di civiltà rispetto a quella più
antica ebraica, come sempre succede con
l’irruzione di nuove masse umane. La religione
cristiana non era più all’altezza spirituale del
giudaismo monoteista: assunse dai popoli
circostanti numerosi riti simbolici, -il dio
Mitra ha addirittura conteso a Cristo il posto
nei primi secoli-, ripristinò la grande divinità
materna, e dovette trovare lo spazio per
inserire in posizione subordinata molte figure
divine del politeismo appena dissimulate un
poco- in questo territorio alpino i miti e le
figure Celtiche la facevano da padroni, e si
ritrovano ancora oggi. Soprattutto non poté
escludere come invece fece la religione di Atòn
e la mosaica la penetrazione di elementi
superstiziosi, magici e mistici.
Il trionfo del cristianesimo fu una nuova
vittoria dei sacerdoti di Ammone.
Invece per quanto riguarda il punto di vista
dello sviluppo della storia delle religioni,
cioè tutta la spinta che giunge alla storia dal
ritorno del rimosso, il cristianesimo
costituisce un progresso e dunque un avanzamento
di civiltà, perché le griglie del rimosso si
distendono e si affievoliscono, cioè di questo
fenomeno che opprime l’umanità se né parla
sempre più in termini ragionati e di co-scienza.
Da allora, la religione ebraica -per certi
versi- è come un fossile
Oggi c’è un testamento di co-scienza, e
non più dal rimosso dell’ incoscienza che parla
di ciò: l’uomo Mosè e la religione
monoteista, buona lettura!
G.G.
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