L’idea di
Madre accettata ed accolta acriticamente come
teoria impersonale (lo scrivo volutamente con la
L e M maiuscola ) viene ad essere uno dei
concetti più criminogeni che l’umanità abbia
prodotto. Criminogeni perché uccidono Es.
Madre sostanzialmente è uno dei simboli più
potenti tra tutti i falsi ideologici.
“La Madre” non esiste in quanto referente reale,
non è una persona, ma una nociva teoria
superegoica, un seme potentissimo di malessere,
un germe che infetta il pensiero individuale. Un
mito delirante e patologico che è portatore del
concetto d’amore assoluto, dove invece assoluto
(ab-solutus) vuol dire non soluzione, non
soluto, quindi di non rapporto, di non
benessere. E’ evidente a chiunque persona sana
che l’Amore Assoluto non esiste, se non in
quanto puro concetto. “La Madre” ha il
significato in filosofia , come in certa
psicologia, dell’amore assoluto che precede la
teoria dell’essere assoluto e la condiziona.
Attribuire a quella certa persona reale la
consuetudine linguistica di “La Madre” con il
significato che si porta dietro è operazione
molto comune nella nostra cultura, che è truffa
gigantesca sia per quella signora sia per il suo
compagno che regge il gioco. Qualunque critica
viene abolita: “ è Madre!”, “non sai
che cosa vuol dire essere Madre!”, “solo una
Madre può capire!”, “Madre per sempre!”.
Truffa millenaria, la
truffa delle truffe che una persona reale
impersonifichi, che s’identifichi nel concetto
“La Madre”, ma nulla di più facile e di più
comune. Solo gli esempi letterari sarebbero
milioni di tutte le epoche e per tutte le
latitudini.
Cosa produce di così grave questo concetto che
facciamo fatica a coglierlo?
“La Madre” scaccia una donna, la snatura, per lo
più con la collaborazione di questa: pensate
-per chi l’ha visto- al finale de La sposa
turca, oppure ricordate: a quanti
sacrifici una donna è chiamata a fare dalla
società perché è Madre!.
La perfidia del trincerarsi dietro i valori de
“La Madre” è cosa nota ed esercitata da molte
donne, complici di comodo e di fatto i signori
maschi imbecilli, disposti a barattare brandelli
d’illusione di sesso con una prostituta pur di
mantenere salvi alcuni privilegi domestici di
presunta paternità sui figli: “salviamo
l’onore e la dignità di famiglia” è lo
slogan recitato che dovrebbe tenere in piedi una
serie di baggianate vuote e senza senso.
“La Madre” è una mala-dizione di donna.
Ma seguono maledizioni a cascata anche per il
figlio che è il frutto del suo ventre. Invece il
frutto è una delle distinzioni semplicemente
logiche: una madre reale è una donna che per un
periodo limitato ha esercitato alcune funzioni e
poi è chiamata, nel senso dell’essere onorata al
piacere di portare avanti con il suo compagno il
loro proprio discorso d’amore, che è lavoro
soddisfacente.
Perfino il pensiero di Cristo, prendendo il
Vangelo - uno dei testi più vicini all’idea de
“La Madre”- parla dell’episodio appunto di Gesù
dodicenne che minaccia sua madre di toglierle il
saluto se continua a “fare da mamma”: lui era
appena stato promosso rabbino, ed impedisce a
questa donna di continuare a fare la madre,
dicendole che ha altro da fare, e di non
preoccuparsi degli affari suoi (del figlio).
“Essere madre fino in fondo”,”
espletare la missione della donna” è una
falsa comodità culturale maschilista che getta
la Madonna, domina Signora, sovrana e regina,
sposa vergine, nel puro delirio del nulla, una
caduta del pensiero sano nel peggiore degli
obblighi-doveri: “non avrai altro Dio-donna
fuori di me”, “il tuo riferimento
femminile per sempre”,” il marchio del mio
ventre”. “Quella santa donna di mia Madre”:
che conduce una sana e retta vita fatta di virtù
sublimi illuminate dallo “spirito naturale di
Madre”. Che cosa voglia dire spirito
naturale di madre, è una cosa implicita che
tutti dovrebbero capire, se tutti fossero
ossequiosi al delirio dell’Amore Assoluto che
Madre natura-altra bella invenzione simbolica-
esige.
Ed è qui la
svolta che Freud ha operato col sapere del
pensiero di Es, di natura, cioè alle due topiche
dell’inconscio e della pulsione che conducono un
corpo, attento alle proprie topiche, a
soddisfazione.
Questa legge di natura, non è, come s’intende,
in natura, cioè già data in natura, ma deve
venire acquisita: né con un processo educativo
né ambientale, ma come elaborazione autonoma da
ciascun soggetto. E’ la norma che ciascuno può
solamente ri-trovare per se stesso. In contrasto
con questa legge Freud ha individuato un’altra
legge del Superio che amplifica e cristallizza
il principio d’idealizzazione e d’astrattezza
che qui vado denunciando.
Il pensiero di natura è libero in quanto svolge
un lavoro di giudizio, viceversa il pensiero è
patologico quando è costretto a restringimenti
rispetto al proprio libero pensare. Le teorie
presupposte non permettono un libero pensiero,
ma veicolano pensieri già pensati.
Ritorno al che cosa
produce di così grave questo concetto di Madre.
“Parola di
Madre” è principio di comando, di comando
esautorante. E’ teoria che presuppone una causa
che come tutte le psicopatologie è priva di
referente, è un fallo- fallo! da
ontologia fasulla.
Questo fallo non è una prerogativa femminile,
come Freud ha messo ben in luce con
l’individuare l’isteria maschile. Un maschio ed
una femmina generano un figlio attraverso la
distinzione dei sessi.
a)
Questa generazione non è un fatto
semplicemente causale né casuale, ma implica un
discorso.
b)
Questo fatto non dà alcun diritto a
spadroneggiamenti da Padrone e Signore, né da
Madonna vergine, cose invece del tutto presenti
in varie culture di ogni latitudine. Prezzo
troppo alto da pagare per ciascuna cultura
quando invece sarebbe sufficiente conoscere ed
ammettere l’errore. L’ammissione dell’errore è
una cosa umana e saggia, individuale e personale
a cui si può rimediare ri-conoscendolo,
appunto.
Quale errore?
L’errore è
che generare non è una causa, ma un discorso.
Discorso personale da ri-trovare.
Collettivizzarlo, elevandolo a simbolo concluso
e codificato, farne un principio di difesa, o
peggio farne un principio assoluto vuol dire non
capire che generare significa essere genitori
nella dialettica di ciascun momento, cioè
condividere (padre e madre) la medesima funzione
del discorso di generazione, o averla condivisa
per un certo tempo, anche sbagliando.
Quando viene ad essere persa la funzione di
produrre figli in quanto discorso, e si elevano
sovrastrutture collettivizzando, e mitizzando
per salvaguardare solamente la causa, cioè la
nascita, come atto di produzione completata, due
possono essere le soluzioni:
a)
o si arriva a La Madre Tutto,
al mito della Madonna Immacolata Concezione
b)
o si arriva al parricidio di fatto o
simbolico (mancanza di legge), dove il primo
fatto non esclude assolutamente il secondo.
A proposito della pregnanza del discorso ecco un
esempio andato a finire nel delirio collettivo:
la vergine Maria, figlia di Dio, si sposa con
dio padre e da lui concepisce il figlio Gesù:
questo è l’incesto generalizzato per eccellenza!
Allora questo tanto pazzo discorso, spogliato
dell’atto biologico, nel caso Giuseppe padre in
affitto, cioè della causa, è talmente forte ed
incisivo che dura da duemila anni! Difficile
sostenere che il discorso non c’entra!
Evidentemente quella del cristianesimo è una
conclusione meta-reale (credenza) dove
finzione-funzione hanno funzionato benissimo.
Guarda caso di un discorso che non sia di
pura finzione-funzione, di sembiante, è
testo-titolo di un seminario di Lacan quando
intende parlare del discorso psicoanalitico,
cioè dell’inverso.
Infatti il seminatio di Lacan si potrebbe anche
tradurre di un discorso che non sia di pura
causalità.
Quando
subentra la collettivizzazione e la mitizzazione
di un simbolico delirante si perde il discorso
del singolo, il tappeto-pietra dei principi
primi di adagia, Es s’ammala, ed il primo
diritto va perso.
Esiste un discorso che non è
finzione-funzione-causalità fisica, né
imperativo, è il discorso psicoanalitico di ogni
uno, che vien fuori dall’aver ri-conosciuto
attraverso le proprie associazioni libere ogni
forma simbolica delirante.
Dai
semi del malessere
sappiamo che esistono tutta una serie di teorie
presupposte che veicolano tali concetti
impersonali che producono sovrastrutture al
discorso, che non parlano d’amore di scambio, ma
solo d’ideale, di etica, di valori, di retorica,
di comportamenti, di modelli, senza referente,
per non far parlare il soggetto, ma elevandolo
ad elemento astratto, in tal modo il comando
diventa più facile, contro il primo diritto che
diventa sempre più irraggiungibile, e l’ordine
del padrone si fa discorso, per dirla ancora con
Lacan.
Se Freud ha inventato qualcosa, e l’ha
inventata, è nell’ordine del discorso: questo
passaggio però non lo troverete chiaro in Freud,
dove chiaro vuol dire nero su bianco, perché è
tutto Freud in nero che scrive di ciò. Intendo
dire che in psicoanalisi ci sono regole di non
omissione e di non sistematizzazione che Freud
ci ha insegnato in tutta la sua opera che non si
possono distinguere dalla sua vita.
In altre parole questa distinzione tra normale e
patologico, che tanto arrovella gli psichiatri,
non è altro che una non presa in carico dell’Es
sano che esiste in ciascuna persona.
Somministrando psicofarmaci o psicoetiche o
psicomodelli o psicoppiacei o credenze, o, o…
può solo succedere una generazione (un figlio
succede al padre nel discorso) di imbecilli, di
non padri, di criminali.
Torino, 8 dic.
‘05
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